Gilles VilleneuveCircuito del Nürburgring

Cap.1: Come nasce il tempio dell'automobilismo
Cap. 2: Una pista pericolosa
Cap. 3: L'emozione di un giro di pista
Cap. 4: Il video della pista (coming soon)
Cap. 5: La mappa interattiva (coming soon)





Il cartello che accoglie coloro che con la macchina transitano nei pressi del tracciato recita “Fascinating Nürburgring”, ossia affascinante Nürburgring. Definire affascinante questo insieme di 174 curve disseminate lungo i 22,8 km della pista è tuttavia limitativo. Il ‘Ring è la madre di tutte le piste, è la sfida più probante con cui un pilota possa cimentarsi.

L’idea di costruire un circuito attraverso le verdi colline di Nurburg, dominate dal Castello di Adenau, venne ad un certo Dr. Creutz che, a quel tempo, era il responsabile della regione. Era il 1922 ed il tracciato fu visto come un’opportunità per tamponare il dilagante fenomeno della disoccupazione, per offrire nuovi sbocchi turistici all’area e per fornire all’industria automobilistica tedesca una nuova pista su cui sviluppare le vetture.

Il progetto fu favorevolmente accolto dal Sindaco di Cologne, Konrad Adenauer, il quale convinse il governo ad investire la somma (ingente, per l’epoca) di 15 milioni di marchi tedeschi. I lavori iniziarono il 27 settembre 1925 e terminarono nel 1927.
Un progetto, quello del Nürburgring, sicuramente all’avanguardia per gli anni in cui era nato, soprattutto in termini di strutture. Il paddock era dotato di garage chiusi, ed era collegato ai box da un sottopassaggio. Proprio i box erano 50, tutti in muratura. Se a questo si aggiunge una tribuna coperta da oltre 2500 posti, con il famoso hotel Dorint alle spalle, parcheggi per oltre 25.000 posti ed una torre avveniristica a disposizione dei cronometristi, si può facilmente capire come il Nürburgring ponesse nuovi parametri da seguire nella costruzione dei tracciati per le gare automobilistiche.

Il primo Gran Premio, disputato sotto una pioggia pesante, vide la vittoria del “re della pioggia”, Rudolf Caracciola. Neppure un mese più tardi, il ‘Ring fu nuovamente protagonista ospitando il Gran Premio di Germania, dove accorsero oltre 100.000 spettatori; in quell’occasione vinse Otto Merz, su Mercedes Benz.

La pista, fin dal primo disegno, si poteva sviluppare secondo tre configurazioni: il Nordschleife (Nord Loop) di 22,8 chilometri, la Sudschleife (Sud Loop) di 7,747 chilometri (utilizzata soprattutto per le gare motociclistiche ma abbandonata dopo il 1945 per l’eccessiva pendenza di alcuni suoi tratti, i quali superavano anche il 27% di dislivello) e quella che le riuniva i due rettilinei prospicienti e retrostanti ai box, lunga 2,292 chilometri. Delle tre configurazioni, fu la Nordschleife a diventare la più famosa, grazie a tratti come il Karusell (un tornante dal raggio di 32 metri la cui caratteristica unica era data dalla pavimentazione interna, in lastroni di cemento), al Fuchsrohre, al Dottinger-Hohe, a Bremgarten… E questa configurazione ospitò una delle più grandi vittorie di Tazio Nuvolari, nel 1935, quando il mantovano volante diede spettacolo a bordo della sua Alfa Romeo, oppure le memorabili imprese di Juan Manuel Fangio, nel 1957, con la Maserati 250F e di Jackie Stewart, nel 1968, entrambe raccontate in Formula Zero.

Una pista teatro di imprese memorabili, ma anche di continue tragedie. La causa va ricercata nella natura del tracciato, troppo lungo per poter essere coperto da un numero sufficiente di commissari. Anche le televisioni non riuscivano ad offrire una copertura completa della pista, in quanto avrebbe richiesto la presenza di almeno un centinaio di telecamere e questo, per le emittenti di allora, prevedeva uno sforzo economico ingente e non sostenibile.

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